Vittorio Andreucci, ordinario di Nefrologia dell'università Federico II di Napoli e presidente della Fondazione italiana del rene (Fir), ha detto recentemente:
Tutte le acque potabili sono uguali e quando le pubblicità sottolineano la presenza minima di sodio nel loro prodotto o gli attribuiscono ruoli o azioni specifici, è puro marketing di promozione.
Il contenuto di sodio nelle varie acque presenti in commercio è sempre e comunque basso, tanto basso da non mettere le persone sane a rischio di nessuna malattia. E la regola generale è quella di bere seguendo il senso spontaneo della sete, non esagerando ma fermandosi al litro e mezzo o due ogni giorno.
In presenza di patologie renali, però, il discorso cambia: se si soffre di calcoli occorre aumentare la quantità di liquidi che si introduce giornalmente, mentre con insufficienza renale è bene diminuirla. Tutto il contrario di quanto veniva consigliato qualche decina di anni fa dai medici".
mercoledì 13 febbraio 2008
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