mercoledì 22 febbraio 2012

Aci Milano. Un passo avanti

Ndr: per chi non lo ricordasse, la lista “Per la trasparenza”, era guidata da Jacopo Bini Smaghi.
Giusto ricordarlo.
Franco


Sentenza Tar, decapitato l'Aci - Milano resta senza vertici
19 febbraio 2012 - CronacaCommenta

Monza - Il Tar della Lombardia ha azzerato i vertici dell'Aci di Milano, accogliendo il ricorso di una socia dell'ente pubblico, e dichiarando nulla la nomina dei nove componenti del consiglio direttivo, tra cui Geronimo La Russa, figlio dell'ex ministro Ignazio, e quella del presidente Carlo Edoardo Valli. I giudici della terza sezione si richiamano a una norma di un decreto del 2010, nel quale viene stabilito che tutti gli enti pubblici devono essere «costituiti da un numero non superiore, rispettivamente, a cinque e a tre componenti». Il 22 luglio 2010, invece, l'assemblea dei soci ha nominato nove componenti del consiglio direttivo, tra cui anche Eros Maggioni, compagno dell'ex ministro Brambilla.

Secondo il Tar non è stata rispettata la «prescrizione limitativa del numero dei componenti gli organi amministrativi e di controllo». La nullità della nomina del presidente dell'Aci Milano, scrivono i giudici, deriva dal fatto di «essere egli stato nominato da un organo inesistente (in quanto a sua volta nominato con atto nullo)». Nel gennaio 2011, la "Lista per la Trasparenza", esclusa nell'estate precedente dalla corsa per il rinnovo delle cariche all'Aci di Milano, aveva presentato esposti alle procure di Milano e Monza e un atto di diffida nei confronti anche dell'allora ministro del turismo, Michela Vittoria Brambilla. Sei mesi fa, quando era stata sollevata la problematica del numero dei componenti, l'Aci aveva chiesto un parere al Consiglio di Stato che in sostanza aveva confermato che gli organi dell'Aci non fanno parte di quegli organismi soggetti, per legge, dal 2010, alla riduzione del numero dei consiglieri.

Tratto da;  http://www.ilcittadinomb.it/stories/Monza/269219_sentenza_tar_decapitato_laci_milano/
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Ed anche: http://milano.corriere.it/milano/notizie/cronaca/12_febbraio_15/geronimo-la-russa-escluso-vertici-aci-tar-accolto-ricorso-1903294805427.shtml
Accolto il ricorso di una socia Aci in merito alle elezioni del Consiglio direttivo

Il Tar annulla le elezioni del 2010: congelato il consiglio direttivo dell'Aci Milano
Saltano il presidente Valli e i nove consiglieri, tra cui Geronimo La Russa e Eros Maggioni, compagno dell'ex ministro Brambilla  Accolto il ricorso di una socia Aci in merito alle elezioni del Consiglio direttivo

MILANO - Il Tar della Lombardia ha accolto il ricorso presentato da una socia Aci, Roberta Ciceri, in merito alle elezioni del Consiglio direttivo avvenute nell'estate 2010. «Congelati» quindi dalle loro cariche il presidente Carlo Edoardo Valli e i nove consiglieri, tra cui Geronimo La Russa (figlio dell'ex ministro della Difesa) e Eros Maggioni (compagno dell'ex ministro Brambilla). L'Aci ha subito annunciato che presenterà ricorso al Consiglio di Stato. A questo punto il ministro per il Turismo Piero Gnudi può scegliere se nominare un commissario. Nell’estate 2010 erano state numerose le polemiche in merito alle elezioni per il rinnovo delle cariche. La «Lista per la Trasparenza» era stata esclusa per irregolarità formale, e al voto si era presentata una lista sola. La «Lista per la Trasparenza» a quel punto aveva presentato esposti alle procure di Milano e Monza e un ricorso al Tar della Lombardia. Il ricorso accolto ora però è un altro, presentato da una singola socia, in merito a una questione formale sul numero dei consiglieri, che devono essere al massimo 5, in base all’art. 6, comma 5, d.l. 78/2010.

LA NORMA INVOCATA - Il testo recita: «Fermo restando quanto previsto dall’articolo 7, tutti gli enti pubblici, anche economici, e gli organismi pubblici, anche con personalità giuridica di diritto privato, provvedono all’adeguamento dei rispettivi statuti al fine di assicurare che, a decorrere dal primo rinnovo successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto, gli organi di amministrazione e quelli di controllo, ove non già costituiti in forma monocratica, nonché il collegio dei revisori, siano costituiti da un numero non superiore, rispettivamente, a cinque e a tre componenti». Va ricordato che sei mesi fa, quando era stata sollevata la problematica del numero dei componenti, l'Aci aveva chiesto un parere al Consiglio di Stato nel quale si determinava la «non applicabilità dell’articolo 6, comma 5, del decreto legge numero 78 del 2010» (quello che prevede un massimo di 5 persone nei Consigli), alle Federazione Aci. In sostanza, il Consiglio di Stato aveva confermato che gli organi dell’Aci non fanno parte di quegli organismi soggetti, per legge, dal 2010, alla riduzione del numero dei consiglieri.


«NESSUN EMOLUMENTO» - «Una decisione inattesa»; i vertici di Automobile Club Milano commentano così la sentenza del Tar della Lombardia sulla nomina del Consiglio Direttivo di AC Milano. Dalla sede di corso Venezia si tiene a precisare che i consiglieri non hanno fatto altro che prendere parte - attraverso una regolare presentazione di candidatura - alle elezioni che prevedevano la formulazione del nuovo Consiglio. Rispettando la decisione del TAR – fanno sapere da AC Milano - e sottolineando, ancora una volta, che i componenti del Consiglio di AC Milano non ricevono alcun tipo di emolumento, comunichiamo di aver incaricato i nostri legali ad attivarsi per tutelare l'Ente e per fare chiarezza sull’intera vicenda e, qualora se ne ravvisasse la necessità, di essere pronti a chiedere l'indizione di nuove elezioni».

Redazione Milano online - 15 febbraio 2012  - 16:36

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ad anche (più vecchio): http://www.ilpost.it/2010/10/18/casino-aci-milano/

Italia - Il gran casino dell’ACI di Milano
Report ha riportato d'attualità una storia con una concentrazione incredibile di conflitti di interesse
18 ottobre 2010

Il Post si era già occupato della storia dell’ACI di Milano e del suo incredibile intreccio di conflitti di interesse. La puntata di Report andata in onda ieri ha riportato la questione d’attualità, descrivendola con ulteriori particolari e interpellando direttamente alcune delle persone coinvolte.

Ricapitoliamo, brevemente. L’ACI è un ente pubblico senza fine di lucro, ha un milione di soci, gestisce per conto dello stato il PRA e ha una sterminata galassia di società controllate e partecipate. Alcune di queste hanno grandi interessi. L’ACI di Milano, per esempio, controlla la SIAS, la società che gestisce il gran premio di Monza e il suo appetitoso giro di sponsorizzazioni e denaro. L’ACI fa capo al ministero del turismo, e a febbraio il ministro del turismo -- cioè Michela Vittoria Brambilla -- commissaria l’ACI di Milano, svuotato a seguito di una serie di dimissioni arrivate una dopo l’altra.

Brambilla sceglie come commissario Massimiliano Ermolli, perché faccia da garante e traghetti l’ACI di Milano verso nuove elezioni. Qui ci sono già due cose interessanti da raccontare. La prima è che Massimiliano Ermolli è figlio di Bruno Ermolli, vicinissimo a Berlusconi e noto come “il più grande lobbista d’Italia”, la cui storia avevamo raccontato lo scorso luglio. La seconda è che lo stesso Massimiliano Ermolli commissario dell’ACI di Milano si candida al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. La storia qui assume dei contorni ancora più surreali.

Ci sono due liste candidate al consiglio direttivo dell’ACI di Milano. Una è quella di Massimiliano Ermolli, il commissario. Ne fanno parte, tra gli altri, anche Geronimo La Russa, figlio del ministro Ignazio, ed Eros Maggioni, fidanzato del ministro Brambilla. Poi c’è un’altra lista, si chiama “Per la trasparenza”, è guidata da Jacopo Bini Smaghi. Il commissario straordinario Massimiliano Ermolli -- nonché loro diretto avversario elettorale -- rifiuta la domanda di ammissione al voto della lista “Per la trasparenza”. Lo fa, dice, perché di quella lista farebbero parte soci CLUB e non soci ordinari: ma non si trova traccia di questa norma nello statuto dell’ACI. La storia era pure arrivata in Parlamento. Ieri Report ne ha chiesto conto a Carlo Bretzel, avvocato e responsabile della commissione liste e candidature dell’ACI, che non ha saputo dare risposta.

Si va a votare con una lista sola, insomma, relativa alla stessa persona che è anche commissario straordinario dell’ente. Il candidato presidente della lista di Ermolli è Carlo Valli, presidente della Camera di commercio di Monza e Brianza. Ma le cose non sono così semplici. Nonostante la lista di Valli ed Ermolli sia l’unica in corsa, nei giorni che precedono l’elezione alcuni soci comprano centinaia di tessere dell’ACI e le regalano: e ogni tessere di ACI è un voto. A volte espresso addirittura per delega. L’espressione “comprano i voti” non sembra così fuori posto.

Il 29 luglio Carlo Valli viene eletto presidente. Chi ha visto Report, ieri sera, sa che la sua intervista è tutto un programma: gli altri la trovano sul sito della trasmissione o alla fine di questo articolo. Insomma, Valli cade dalle nuvole. Non sa delle consulenze milionarie degli Ermolli con l’ACI di Milano di cui è presidente. Non sa, dice, nemmeno della lista a cui Ermolli ha impedito di partecipare alle elezioni. Giovanna Boursier, la giornalista di Report, gli chiede se lui ha pagato la sua tessera dell’ACI. Lui dice di sì, mostra una ricevuta, ma è quella di un omonimo: hanno regalato la tessera anche a lui.

Ancora. C’è Simonpaolo Bugiardino, di Confcommercio, che diventa vicepresidente dell’ACI di Milano. E l’ACI di Milano è proprietaria degli immobili nei quali ha sede Confcommercio, che li ha presi in affitto. Chi decide del prezzo dell’affitto? Anche Bugiardino. Poi c’è Bruno Longoni, consigliere dell’ACI di Milano: ha un’azienda di vetri, ha vinto la gara per rifare i vetri dell’Autodromo di Monza, controllato dall’ACI di Milano. E via dicendo, fino ad arrivare al pezzo forte, il Gran premio di Monza. Lo gestisce la SIAS, controllata dall’ACI di Milano. È una torta da sessanta milioni di euro, il suo presidente parla di “assalto alla diligenza”.

Il consigliere Massimiliano Ermolli si è dimesso lunedì. “Se non lo avesse fatto avrebbe probabilmente dovuto farlo domani”, si è concessa ieri Milena Gabanelli. Ma la storia è ancora lunga, e quindi se non l’avete fatto vi consigliamo di vederla raccontata da Report.

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