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Caso Lusi, il Pd di Bersani adesso trema Case comprate con i 13 milioni del partito
Luigi Lusi, ex tesoriere della Margherita, ora nel Pd, è indagato per aver ricevuto 13 milioni in bonifici da un conto del partito. Dietro alle indagini una segnalazione di Bankitalia, che aveva rilevato un'anomalia sull'acquisto di una casa in via Monserrato. Rutelli: "Siamo incazzati e addolorati". Bersani: "Noi non sappiamo nulla, ma non faremo sconti a nessuno". Un altro guaio per il Pd: l'ad della Venezia-Padova in arresto per tangenti
di Laura Cesaretti - 01 febbraio 2012, 11:00C
Roma - Una gran paura serpeggiava ieri nel Palazzo: il caso Lusi, il tesoriere della Margherita accusato di aver stornato milioni di rimborsi elettorali dalle casse del partito, rischia di far scoppiare il gigantesco bubbone del finanziamento pubblico dei partiti.
«Dopo uno scandalo così screditante per i partiti - confida il sottosegretario Giampaolo D’Andrea (Pd ex Margherita) -un segnale dal governo e una iniziativa parlamentare diventano inevitabili. Insieme alla legge elettorale serve una seria riforma del finanziamento alla politica». Il governo dei Professori si prepara a lanciare un «segnale», i partiti tremano.
Tredici milioni sono spariti tra Canada e immobili di pregio: possibile che nessuno si sia accorto di niente? «Mi accorsi di voci opache, di somme consistenti in uscita - racconta Arturo Parisi- chiesi una sospensione ma venne rifiutata, e Franco Marini propose un comitato di controllo sul bilancio». Ne facevano parte tutte le anime della ex Margherita: Bindi, Letta, Franceschini, Fioroni e lo stesso Rutelli. «Si riunì una sola volta, nel novembre 2011, ma non venne quasi nessuno, e io mi dimisi per protesta». Nessuno sembrava interessato a controllare, insomma. «Ma è inverosimile che un partito abbia subito inerte», attacca l’ex Dl Carra. Nel Pd si corre ai ripari.
La Margherita annuncia un’indagine approfondita sui conti, e reclama il maltolto. Rutelli si costituisce in giudizio contro il suo ex collaboratore. Il Pd convoca i probiviri e minaccia l’espulsione di Lusi dal gruppo del Senato. «Noi non sappiamo nulla di questa vicenda, ma non faremo sconti», tuona Pierluigi Bersani. Il day after del caso Lusi è tutto una corsa allo scaricabarile, per cerchi concentrici nel confuso calderone di un unico partitone con mille anime (e cespiti): Pd e Ds sulla Margherita, ex Margherita sui rutelliani, rutelliani su Lusi.
La conclusione è che, seduto sulla montagna di milioni erogati fino al mese scorso dallo Stato, ad un partito ormai inesistente se non sulla carta (la legge prevede che i rimborsi elettorali vengano erogati per tutta la durata della legislatura, anche se il Parlamento viene sciolto in anticipo), c’era un uomo solo, Luigi Lusi. Sconosciuto alle cronache, noto nel Palazzo come efficiente amministratore dal carattere decisionista e un po’ arrogante e in Abruzzo come autore di massicce (e, si presume, costose) campagne sulle proprie iniziative politiche: «Tappezzava i muri di suoi manifesti», raccontano dal suo collegio elettorale. Dei milioni della Margherita, però, nessuno sapeva niente, e tutti hanno «peccato di omissione di controllo», come dice Pierluigi Castagnetti.
E alla fine, siccome anche la carne di un ex boy scout come Lusi è debole, il tesoriere della fantasmatica Margherita è stato indotto in tentazione. O almeno questa è la spiegazione più gettonata nel Pd, e avallata dalle ammissioni di responsabilità dello stesso Lusi. Che però, ad orecchie attente, suonano come dichiarazioni a doppio taglio: «Sembrano avvertimenti, lascia intendere che sa ma non parla, che è pronto a pagare per altri come il compagno G», si sfogava ieri un’infuriata Linda Lanzillotta, fedelissima di Rutelli e oggi nell’Api. «Se questa vicenda si chiude col patteggiamento sarà deleterio, perché resterà un’ombra anche su chi invece non c’entra nulla».
Per questo Francesco Rutelli ha immediatamente reagito con un duro comunicato: «Siamo incazzati e addolorati, recupereremo il maltolto». Lusi è stato suo stretto collaboratore dai tempi in cui era sindaco di Roma, è stato lui a volerlo tesoriere; ma quando nel 2009 Rutelli ha lasciato il Pd e fondato l’Api i due hanno rotto il sodalizio politico, dopo un inutile tentativo da parte di Rutelli di convincerlo a seguire la sua nuova avventura. Lusi è rimasto a presidiare la cassa della Margherita al Nazareno. Oggi sede del Pd, dietro pagamento di un subaffitto al medesimo Lusi.
http://www.ilgiornale.it/interni/case_13_milioni_partito_pd_panico_lex_tesoriere/01-02-2012/articolo-id=569818-page=0-comments=1
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